Tra le pratiche meditative e riflessive più utilizzate per ritemprare mente e corpo, nella modernità occidentale emerge la “Mindfulness”. Si tratta di un processo che coltiva la capacità di portare attenzione al momento presente, mettendo in pratica la consapevolezza e l’accettazione della propria interiorità per allontanare tensioni e sofferenze che agiscono negativamente sul corpo e sullo spirito.
DA DOVE NASCE LA MINDFULNESS
La dottrina e la pratica meditativa buddista costituiscono probabilmente la tradizione che più di tutte incarna ed esplicita il tema della consapevolezza, ma la Mindfulness ha origini ancora più antiche, che non possono essere ricondotte ad un contesto geografico e temporale preciso.
Dalle fonti storiche e letterarie emerge che la pratica meditativa si sia sviluppata in un ampio territorio compreso tra la Cina e la Grecia, in un periodo compreso tra 2800 e 2200 anni fa.
Seguendo gli studi compiuti dallo psichiatra e psicoanalista Gherardo Amadei, il monoteismo di Zarathustra in Persia, il Giainismo di Mahavira e Parshva e il Buddhismo in India, il Confucianesimo e il Taoismo in Cina, gli insegnamenti dei profeti ebraici in Palestina e la filosofia greca, sono tutte tradizioni che hanno contribuito ad esprimere ciò che oggi chiamiamo Mindfulness.
L’ESPRESSIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA
La parola Mindfulness significa “presenza mentale”, ovvero la capacità di essere presenti a se stessi, concentrati sul presente e la realtà che ci circonda. Tuttavia, ci sono situazioni particolari che inducono disturbi emotivi e tensioni, provocando di conseguenza l’allontanamento della mente dalla razionalità quotidiana.
Definire cos’è (e cosa non è) la Mindfulness non è semplice, ma seguendo le spiegazioni di Saki Santorelli, uno dei padri occidentali di questa disciplina, si può comprendere che più tecnicamente la Mindfulness “È la consapevolezza che nasce dal prestare attenzione al momento presente, intenzionalmente e senza giudicare. Consapevolezza non è sinonimo di rilassamento e non è nemmeno una filosofia: è un modo di essere che implica lo stare costantemente in relazione con se stessi e con il mondo e l'accettare quello che c'è, sia che si tratti di disagio, di sofferenza, di passione o di piacere”. Santorelli approfondisce la sua spiegazione precisando: “Dovremmo radicarci nel presente, nel «qui e ora», imparando ad accettare noi stessi e a vivere più profondamente le nostre esperienze che sono fatte di sensazioni, di emozioni, di pensieri, di relazioni. L'obiettivo di tutto questo? Ridurre la sofferenza interiore e lo stress”.
La meditazione di consapevolezza è volta perciò migliorare le nostre capacità di presenza mentale, come una sorta di allenamento dell’attenzione, che conduce ad accogliere pensieri ed emozioni che arrivano alla mente, piacevoli o spiacevoli. Le sensazioni che affiorano in superficie non vanno giudicate, ma occorre prenderne atto, per “far pratica con le emozioni”.
La scansione corporea è l’esercizio di consapevolezza più praticato e, in genere, il migliore per cominciare, passando poi ad altre forme di meditazione che includono l’attenzione al respiro e a tutti gli altri sensi, compresi il gusto e l’olfatto.